La Mediazione Familiare è un percorso integrativo di sostegno per le famiglie che stanno attraversando l’evento della separazione nel delicato processo di “transizione” da una organizzazione familiare ad una nuova riconfigurazione sia dei legami familiari che intergenerazionali. Nell’ultimo decennio alla luce dell’aumento del fenomeno dei casi di separazione/divorzio e dei cambiamenti avvenuti nel nostro Paese all’interno del “sistema famiglia”, c’è una maggiore attenzione da parte delle Istituzioni nel promuovere la Mediazione Familiare come strumento per la gestione e la risoluzione alternativa dei conflitti rispetto ai percorsi giudiziali proprio per permettere agli ex coniugi di raggiungere degli accordi condivisi e poter esercitare una comune responsabilità genitoriale per la tutela e il benessere psicoemeotivo e materiale dei figli. La legge n° 54 dell’8 febbraio 2006 in modifica all’articolo 155 del Codice Civile introduce infatti in materia di separazione, un elemento nuovo: L’affidamento condiviso dei figli.
In altre parole, la Mediazione Familiare si pone come obiettivo quello di sostenere e permettere agli ex coniugi, soprattutto in presenza di minori, di maturare soluzioni adeguate volte al riconoscimento, nel rispetto reciproco, dei loro nuovi rapporti interpersonali in favore della continuazione dell’esercizio responsabile della co-genitorialità; dalla letteratura si evidenzia infatti che i minori coinvolti nel processo di separazione ed esposti a un lungo periodo di elevata conflittualità genitoriale, rischiano di vivere una maggiore sofferenza e maggiori difficoltà psico-affettive e relazionali.
La Mediazione Familiare nasce in America negli anni 70 ad opera dell’avvocato John Coogler (considerato il padre della mediazione familiare) e negli anni Ottanta viene introdotta nel Regno Unito grazie a Lisa Parkinson, un’assistente sociale che fonda il primo servizio pubblico di Mediazione Familiare. La cultura della mediazione si evolve via via anche negli altri paesi europei e nel 2008 il Parlamento Europeo e il Consiglio della UE emanano una direttiva che viene adottata definitivamente da tutti gli Stati membri tranne la Danimarca. Attualmente in Italia la Mediazione Familiare viene esercitata dagli psicologi, avvocati e assistenti sociali in contesti sia pubblici che privati. Le aree di riferimento riguardano gli aspetti “diagnostico-terapeutici” (servizi sanitari, studi di psicoterapia e consulenza); l’area della psicologia sociale ad opera dei servizi sociali comunali, consultorio familiare e l’area giuridica e giudiziaria all’interno di Tribunali.
I Modelli di Mediazione Familiare
I principali modelli di mediazione nati negli USA e in Canada sono stati poi rielaborati e adattati alle esigenze delle differenti realtà sociali. Essi presentano caratteristiche comuni, ovvero utilizzano tecniche di empowerment che mirano a ridare alla coppia genitoriale la possibilità di riconoscere e accedere alle proprie risorse utilizzandole autonomamente nel processo di scelta della propria vita e di quella dei figli.
Gli obiettivi comuni a tutti i modelli di mediazione sono i seguenti:
- Facilitare il processo di riorganizzazione della famiglia in conseguenza della separazione;
- Raggiungere una responsabilità condivisa nell’esercizio delle funzioni genitoriali;
- Definire gli accordi che devono essere raggiunti;
- Attraversare i conflitti in termini evolutivi trasformandoli cioè da “conflitti distruttivi” a “conflitti costruttivi”
La Mediazione Familiare Sistemica focalizza l’attenzione sull’intero “sistema famiglia” e la cornice teorico-metodologica di riferimento è il paradigma sistemico-relazionale. I principi si basano proprio sul considerare il “conflitto” come un evento critico che fa parte della vita ma che può trasformarsi in una opportunità evolutiva. In altri termini, all’interno del conflitto è possibile individuare gli aspetti costruttivi del cambiamento, ampliando il campo di osservazione a tutti i sistemi coinvolti. In quest’ottica, Il mediatore familiare assume la funzione di “canale” aiutando così i due coniugi protagonisti a riaprire la comunicazione interrotta dalla dinamica conflittuale. Durante gli incontri, un’attenzione viene dedicata al tema dell’attaccamento di coppia vissuto come “base sicura”, per rimettere in campo il tema della sicurezza e della reciprocità ma intesa come maggior flessibilità nei rapporti relazionali, sostenendo la coppia nell’affrontare la gestione del passaggio da “coppia coniugale” a quella di “coppia genitoriale” e salvaguardare così i figli dalla discontinuità dei legami d’attaccamento. (il legame coniugale si può sciogliere ma “genitori” lo si rimane per sempre…)
Le Fasi Del Processo Di Mediazione
Partendo dal presupposto che pur esistendo approcci differenti, gli obbiettivi possono essere i medesimi, se la coppia accetta di intraprendere un percorso di mediazione, ogni azione legale viene sospesa al fine di sostenere il clima di cooperazione tipico di questo processo facilitativo. Il percorso è articolato in 10/12 incontri e può essere suddiviso in quattro fasi:
– Fase di pre-mediazione (da 1 a 3 incontri);
– Fase di negoziazione (da 6 a 8 incontri)
– Fase finale di accordo ( 2 incontri)
– Fase di follow up più distante nel tempo (in genere a 6 e a 12 mesi)
La prima fase cosiddetta di pre-mediazione è una fase iniziale di accoglienza dedicata sia all’analisi e alla definizione degli interessi e dei bisogni di entrambi i genitori nell’ottica di salvaguardare se stessi e gli interesse dei figli, sia ad una valutazione da parte del mediatore dei prerequisiti necessari affinchè la coppia possa considerarsi “mediabile”. Successivamente si lascia spazio alla seconda fase, quella della negoziazione “in senso stretto”, dove i colloqui divengono più strutturati e in cui si definiscono i temi da discutere esplorando l’esistenza di nuove soluzioni in clima di cooperazione tra le parti. In questo modo, il mediatore, aiuterà altresì gli stessi a non perdere il punto di vista non solo dei bisogni dell’altro nell’ottica del rispetto reciproco, ma anche e soprattutto, per ciò che riguarda il raggiungimento di accordi condivisi per il benessere dei figli. I contenuti degli accordi comprendono tra gli altri, la riorganizzazione dei tempi e degli spazi familiari nonché l’assegnazione della casa coniugale, la ripartizione dei beni immobili e la suddivisione degli impegni economici a sostegno dei figli. Nella fase finale si stendono per iscritto tutti gli accordi che entrambi i genitori hanno raggiunto e di cui sono consapevoli e responsabili e che entrambi sottoscrivono e firmano davanti al mediatore. Questa fase rappresenta un momento di passaggio molto importante che sancisce un cambiamento che guarda al futuro, con una nuova presa di coscienza da parte dei genitori che possono così riconoscere il loro “ruolo genitoriale” e la possibilità di raggiungere una nuova organizzazione familiare con minor sofferenza anche a fronte di un “legame coniugale” che si scioglie per sempre. Nella quarta fase detta di “follow up”, le parti si ritrovano insieme al mediatore al fine di monitorare l’evolversi delle cose verificando se gli accordi presi vengono rispettati. In genere si tratta di incontri occasionali che si verificano a sei e a 12 mesi dall’intervento di mediazione.
La Mediazione Familiare non è un percorso terapeutico. Occorre sottolineare infatti che dinanzi ad eventuali patologie psicologiche quali violenza domestica o altri abusi, malattia mentale, uso di alcol o di sostanze stupefacenti, il mediatore dovrà suggerire il ricorso a specialisti di supporto alla persona.